Descrizione
Vera ha vent’anni e la Sindrome di Williams, una rara patologia genetica che la sottopone a frequenti cardiopatie e un ritardo nell’apprendimento, fino a rimanere per sempre una bambina. Un giorno, accompagnata dai genitori e da un gruppo di amiche, Vera parte per le vacanze al mare in una cittadina della Toscana dotata di una spiaggia tutta nera dove la ragazza finisce per perdersi, ritrovandosi sola con la sua malattia e in balia del mondo ignoto che la circonda.
Ed è qua che entrano in gioco gli altri. Sara e Mirco, i genitori di Vera. Giulietta, Marika e Mila, le sue amiche. Poi Virginia e Gerardo, due carabinieri che indagano sulla sua scomparsa, Benedetto, un musicista girovago indagato per il suo rapimento e Alfredo, un pedofilo a piede libero. Il dottor Volpe e l’avvocato Felino, due loschi imprenditori locali responsabili del nero che colora la spiaggia e infine Zanni, un cane abbandonato in autostrada dai suoi padroni.
Ognuno di loro entra in contatto con la vita di Vera per offrirle del bene o del male. Di ognuno si narrano le vicende passate e le vicissitudini che li hanno resi anormali poiché ciascuno – come Vera – vive la propria diversità in un mondo che si comporta in maniera normale, con l’obbiettivo di dare un senso più profondo all’esistenza, oppure di convertire l’esistenza in morte. Le loro storie finiscono per incontrare quella della protagonista, come tante vie che si intrecciano e danno seguito a una strada sola. Quando Vera avrà ritrovato la strada di casa, sopravvivendo alla fragilità del suo cuore e alla sua ingenuità di bambina, anche le vite degli altri conosceranno un nuovo significato o una fine. E tutto sarà vissuto come dentro a una favola.
RICCARDO DE BENEDETTI nasce a Monza nel 1979. Svolge la professione di teatrante, è poeta, autore drammaturgo e insegnante di drammaturgia. Ha scritto cinque pièce teatrali e un’opera di poesia. Vera
Loris –
Romanzo curioso, favolistico e realistico all’unisono: un paradosso che lo rende particolare per una
espressione prosaica che sa tanto di poesia. Antitetici i personaggi: seppur simbolici in un contesto
ambientato sul “mare nero” di una immaginata Etruvia, dove un labirinto di pineta, con alberi in grado anche di camminare, si contrappone a una anti ecologica fabbrica dalle ciminiere torreggianti, i cui scarichi tossici hanno inquinato una porzione di spiaggia rendendone nera la sabbia, ma troppo simile a quella di un’isola vulcanica: per cui diventa la meta turistica preferita dai bagnanti, oltre che una sorta di “campo dei miracoli” che, come nella favola di Collodi, produce la “pianta delle monete d’oro” ad arricchire gli esercenti “etruschi” di alberghi e ristoranti locali, onde pagare il pizzo a un Gatto azzeccagarbugli e una Volpe assassina che ricattano un Pinocchio pedofilo ma impedito a nuocere per una sorta sua di coscienza; che pur sfuggono alle indagini di una marescialla dei carabinieri, molestata da bambina dal padre poliziotto, al quale l’ha fatta pagare cara rendendolo un vegetale. Vera, per la sua malattia genetica disabilitante, con la sua vita guadagnata alla morte grazie a un difficile intervento di cardiochirurgia, in attesa di affrontarne un altro che probabilmente la ucciderà, si ritrova a Etruvia, a causa dell’opacità tirannica del ricco padre imprenditore palestrato e masochista, a passare con la madre e le amiche più care una settimana di vacanza. La sua disabilità, che a vent’anni le dà le fattezze di una bambina, disarmando per quella le libidini del Pinocchio pedofilo, coinvolge le vite della madre e delle amiche: comunque affette nella loro normalità da disabilità acquisite come una paralisi progressiva, un
tumore al seno, una sindrome cervico-cerebellare; trascinerà nell’orbita di positiva attrazione anche
l’attenzione di un diffamato musicista di strada e di un cane husky abbandonato in autostrada, oltre che di un bistrattato vice brigadiere innamorato della sua marescialla, il quale renderà giustizia con quel lieto fine indispensabile in una favola e auspicabile in un possibile di realtà.
Marta (proprietario verificato) –
VERA E LE VITE DEGLI ALTRI Recensione Marta Pauri Riccardo De Benedetti
ed. PORTO SEGURO
Trovo difficile dare una definizione di genere a questo romanzo: a tratti è a tutti gli effetti un giallo dalle sfumature noir, in altri momenti pare una fiaba moderna che conserva il sapore amaro e sconcertante delle fiabe d Perrault, in cui la speranza e la tenerezza si mischiano all’orrore e alla sofferenza.
Tutto ruota intorno alla figura di Vera, una ragazza di vent’anni con la sindrome di Williams, che oltre a procurarle seri problemi di salute ha in qualche modo congelato la sua crescita trasformandola in una sorta di eterna bambina.
Nonostante le paure, l’inesperienza e le difficoltà fisiche ed emotive, Vera riuscirà a scavare nell’animo di tutti i protagonisti della storia, entrerà in relazione con loro, li conoscerà, li attirerà a sé, essi si lasceranno coinvolgere e travolgere, ne verranno trasformati e segnati; poco importa che essi siano buoni, accoglienti, positivi oppure esseri immondi, privi di scrupoli, assassini.
Grazie all’inconsapevole e pura estroversione di Vera ognuno di loro vive e si accende, svelando segreti inconfessabili e rendendo il lettore partecipe delle loro storie che si aprono nel libro come una serie di matriosche che vorresti non finisse mai.
Personalmente conoscendo i vari personaggi ho provato lo stesso coinvolgimento che conobbi nella saga dei Malaussene di Pennac, trovo una similitudine tra i due stili narrativi, quel magico modo di raccontare gli altri fino a renderli vivi, reali, familiari e senza accorgetene in pochissime righe senti già di conoscerli e potresti persino ammettere che te ne sei affezionato.
Sono entrata nel loro mondo, ho empatizzato con la maggior parte di essi, li ho compresi e ho messo da parte il giudizio e la morale; i personaggi si fanno semplicemente vivere.
Proprio come succede a Vera con il cane Zanni, il lettore entra in contatto con ognuno dei personaggi con semplicità, autenticità e leggerezza.
La scrittura in generale è fluida, scorrevole, capace di incollare i nostri occhi alle pagine per riuscire a scavare sempre di più nelle pieghe della trama, per carpire ed entrare totalmente nelle dinamiche, nei dialoghi diretti, arguti e catalizzanti.
Se devo trovare un tema direi che emerge l’aspetto della diversità: Vera e la sua sindrome, Sara che oscilla tra donna di enorme fascino e madre inadeguata, oppure Benedetto – per me la figura più poetica del libro – il suonatore emarginato dal cuore grande; e poi Alfredo con le sue visioni e i suoi orrori e persino Zanni, abbandonato in autostrada dalla sua stessa famiglia.
Tutti potranno redimersi o perlomeno potranno scegliere se ripulire la propria anima o cadere nel baratro più profondo. Vera offre la chiave che può aprire loro la porta.
Le emozioni che accompagnano il lettore sono numerose: ci si commuove, si ride, si resta a bocca aperta, in alcuni momenti si può provare persino disgusto, toccando con il pensiero immagini disturbanti e fortissime: ed è questa per me la vera forza del romanzo; l’autore abile e raffinato ci induce a salire su una giostra di emozioni dalle tinte tenui, fosche, abbaglianti o materiche, dondolati piacevolmente dalle vite degli altri.