Descrizione
Perdere un amico, lacera nel profondo, apre un abisso insanabile, una voragine che trascina giù, inesorabilmente giù. Senti una parte di te mancare, negarsi e scomparire. Quell’anima scivola nel sonno più cupo e profondo e il sogno diviene unico luogo in cui incontrarsi di nuovo, parlare una volta ancora. Ecco dunque che la poesia si fa dialogo a distanza, intimo e sofferto, dettato da sogni e suggestioni notturne, sollecitato dall’inevitabile flusso di conoscenza e di coscienza, dai ricordi, da squarci di vissuto.
Andrea Cambi è nato a Pisa, nel 1971 e oggi vive con la moglie e la figlia a Livorno. Architetto e insegnante di scuola secondaria, ha pubblicato scritti d’arte, racconti e poesie, collezionando numerosi premi.
Andrea Cambi –
“Sono poesie fresche, dal dettato limpido, con alcuni passaggi molto maturi, per immagini e metafore. Le poesie che mi sono piaciute di più sono alle pagg. 15,35, 49, 57, 61. Ci sono poi delle metafore/immagini che mi hanno molto colpito: “infiniti attimi di bottiglie di vetro – il rumore di ogni spora che si sana – il buio inscritto nella luce bianca – ologrammi di tante vite – la mente incrinata – dormire richiede una postura religiosa – l’indecisione della risacca.
Interessante poi il tema dell’amicizia, narrata in versi tra ricordi e tracce emotive, nostalgia e sogno. Tra i frequenti richiami alla natura, quello dell’acqua è il più frequente e indicativo: come metafora di rifugio, di amnio materno, che porta alla pace, alla quiete. Quella quiete che è anche la porta verso la morte, come nella citazione del film di Valerio Zurlini in apertura, ma che in questi versi ha una declinazione dolce, confidenziale, di confine labile tra i vivi e i morti. Il ricordo degli amici scomparsi è infatti narrato in versi con abbandono al vissuto condiviso, ma mai con lo sconforto che porta la visione reale dell’assenza. Tra complicità, affetto e identificazione con chi non c’è più, il tuo viaggio in versi ha una caratura di speranza, perché tende a nutrire la propria anima con quella “tangenza di universi”,che ancora fa vivere chi non è più visibile, ma non per questo inesistente.” Un giudizio affettuoso ma approfondito, scaturito da anni di proficua corrispondenza e stima con la poetessa Daniela Monreale, ritenuta da Maurizio Cucchi fra le più meritevoli della sua generazione